«Non è possibile che il Governo consideri un problema l’aumento dei prezzi solo per il settore dei Lavori Pubblici e nell’edilizia: tra le opere di pubblica utilità rientrano anche i Servizi: alla persona alla collettività, agli immobili e alle imprese. Perciò sentiamo l’esigenza di denunciare questa incomprensibile disparità di trattamento poichè per il nostro comparto la variazione prezzi dovuta all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, diventa una questione importante, in particolare essendo un settore labour intensive.
I costi fissi e quelli della manodopera rappresentano la gran parte del costo delle prestazioni erogate: i margini di guadagno sono sempre più esigui e se i prezzi delle materie prime aumentano, questo genera una diminuzione dei margini che si aggiunge alla contrazione del mercato che in alcuni settori si sta registrando. Lo smart working sta dando un colpo mortale a tantissime aziende mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro: siamo molto preoccupati, e perciò chiediamo che nelle imminenti misure che il governo e il parlamento stanno varando per aiutare le imprese, anche il mondo dei servizi che noi rappresentiamo (lavanolo, mense, imprese di pulizia e sanificazione, facility services), possa essere sostenuto da un intervento diretto che le riguarda. Che vengano cioè riconosciuti quegli aumenti di prezzo, da subito, nei contratti di servizio in essere e a venire in maniera automatica dalle stazioni appaltanti, e che la variazione di prezzo riconosciuta sia adeguata alla situazione reale, che spesso ISTAT e indice FOI non registrano».

Lo dichiara in una nota il presidente di Confindustria Servizi HCFS (Hygiene, Cleaning & Facility Services, Labour Safety Solutions) Lorenzo Mattioli.
Roma 28 gennaio 2021

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